Carissima Marina,
anzitutto vorrei complimentarti per la tua chiara e acuta analisi della situazione intorno al decesso di Noa Pothoven. Mi dispiace che sia proprio questo triste avvenimento il motivo per riprendere, dopo un lungo silenzio da parte mia, il contatto con te. Avrei voluto scriverti in occasione della recente presentazione del tuo libro ‘Non sono il mio tumore’, ma solo ora mi rendo conto di aver dato priorità ad attività e temi decisamente più banali. Te ne chiedo scusa.
Il tuo articolo su Noa Pothoven mi ha colpito per l’esattezza, per le sfumature, per la professionalità giornalistica, ma soprattutto per il tuo coinvolgimento personale. Hai fatto bene a mettere alla luce il vero problema, cioè: lo stupro. Vorrei che tutti gli esseri umani tedenziati allo stupro leggessero il libro di Noa Pothoven (intitolato ‘Vincere o apprendere’ – spero che sarà tradotto in italiano) eppure le tue ‘note a margine’: se tutti sapessero dell’effetto devastante dello stupro, forse, forse, ci sarebbero meno casi. Temo, però, che questo mio desiderio di diffondere conoscenza obiettiva sullo stupro non sarà mai esaudito e quindi la sfrenata agressività continuerà a nuocere le vite delle vittime.
E` verissima la tua osservazione sull’Olanda e l’Italia: la vicenda non avrebbe avuto un esito diverso se fosse avvenuta altrove, ma in Italia la discussione sulla vicenda sarà decisamente più articolata e dinamica. Il tuo contributo a questa discussione lo considero indispensabile e mi auguro che continuerai a pubblicare le tue chiare ed acute analisi, eppure la tua opinione personale su siti, riviste e libri. Ci tengo molto a riprendere il contatto con te e sarei molto lieto di poter ospitarti qui all’Aja.
Ti invio tanti abbracci, anche a nome di Vincent,
Marinus Schouten
L’Aja, Olanda 11/06/19